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L'OPINIONE DEL 17/02/1999:

La Maglietta

I Grifoni: spinti da un pubblico magnifico, abbarbicato alle ali biancorosse, schiantano la prosopopea neroazzurra, celebrano Ilario e ricordano a Vujadin che la strada per giungere al loro cuore è lunga e piena di insidie. Intanto Ilario celebra il suo amaro trionfo postumo ricordando a tutti che è il suo Grifo ad aver catturato la biscia milanese, i suoi semplici soldatini ad avere annichilito le truppe meneghine: maldisposte e malguidate. Lucianone, invece, per via televisiva, attacca lo stesso Ilario che risponde, mentre, nelle ampie vallate umbre, attraverso le antenne, migliaia di occhi "ascoltano" le parole dei due condottieri che spargono sale sulle ferite aperte del Grifo. La vittoria, comunque, ci consola perché dimostra l’assoluta professionalità dei "nostri" e ci consegna una squadra viva, organizzata in cui risplendono: la infinita classe nippo-croata, la "feroce" e lucida linearità di Tedesco, il coraggio decisivo di Mazzantini, la nuova, incredibile sicurezza di Colonnello.

Vujadin

Ora, però, Vujadin dovrà tentare di allenare il Grifo, ancora stretto al suo passato, dovrà liberarsi di certe parole avventurose che hanno insospettito il cuore vecchio ma non prono dei tifosi, dovrà dare una sua impronta alla squadra che permetta di garantire, soprattutto in trasferta, quella identità forte, capace di far raccogliere punti: dimostrando così che il pifferaio di Torre Alfina aveva ragione nel ritenere il "mite" Ilario inadatto ad imporre in terra nemica le ragioni calcistiche del "magico" Grifo; dovrà fare tutto ciò ricorrendo a due possibili opzioni:
1) conservando il vecchio modulo tattico, ma, puntando, come si è intravisto, su di un assetto di squadra più corto e compatto, su un gioco meno manovrato ma con più profondità, specialmente nei tagli operati dal centro verso le ali, favoriti questi, anche, dai rientri di Kaviedes, finalmente più partecipe e meno dedito al culto della propria bravura di goleador ;
2) cambiando modulo con il piroettante Hilario e Colonnello sulle fasce, con Nakata dietro l’inedito attacco croato-ecquadoregno e con un centrocampo a tre che inserisca il lento ma accorto finlandese: un 4-3-1-2- nuovo, forse anche per il teatrante bosniaco.

Un popolo

Questo il compito che spetta al nuovo Mister che il "tifo" biancorosso aspetta alla prova, deciso a sostenere le sorti del sempreverde Grifone, ma determinato a non perdonare coloro che, per presunzione o incompetenza, hanno giocato con la maglietta a tinta biancorossa immemori del fatto che non di un semplice indumento si tratta ma del simbolo inalienabile delle gioie e delle sofferenze di un popolo fiero prima che tifoso.

Claudio Cagnazzo