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L'OPINIONE DEL 02/02/1999:

IL MITO

Il Grifo annichilisce l'ectoplasma doriano, nascondendo i propri limiti tecnico-tattici ed evidenziando quelli, abnormi, dei liguri: nessun senso del collettivo, circolazione farraginosa della palla, singoli fuori ruolo (Pecchia, Castellini). La vittoria riscalda i cuori congelati dei tifosi e rilancia "le tavole alfiniane" codice di impronta medioevale che contempla come asse portante la cosiddetta legge del "Bastone e carota", legge elementare e " terribile" per mezzo della quale il "Mosè" dell'Alto Lazio ritiene di poter controllare e risolvere, persinanco, le evidentissime contraddizioni della nostra "beneamata" affidandosi, così, al pericoloso espediente della semplificazione della quale noi e, si spera, il "sapiente" Ilario diffidiamo.

 

SANA DIFFIDENZA

La diffidenza è d'uopo perché la vittoria sui blucerchiati ha dato calore alle nodose fibre del "sempiterno" Grifo ma lascia aperte molte questioni: 1) Il centrocampo è, spesso, in inferiorità numerica stante la risaputa e consaputa problematica degli esterni che non difendono: la Samp non ha saputo approfittarne ma, considerando la sua disarmante pochezza, non poteva che essere così; 2) l'inserimento dei nuovi che potrebbe voler significare un cambiamento di modulo con qualche dolorosa esclusione, non sempre gradita dal gruppo che, a questo punto, si sente solidale e compatto; 3) lo stillicidio delle sconfitte esterne che ingenerano sconforto e alimentano la debordante rabbia del nostro amato-odiato condottiero.

 

VERSO ROMA

Ci avviamo così rincuorati ma prudenti verso la trasferta di Roma, non senza alcuni motivi di nuovo ottimismo che ci vengono dalla constatazione che la squadra è viva, che il fenicottero ecquadoregno ha movenze da campioncino e sente l'odore della porta anche controvento come esige l'olfatto sensibile dei goleador di razza e che, forse, la "sfrontatezza" di Mazzantini limiterà i pericoli portati dalle torri biancocelesti nella nostra area troppo spesso malpresidiata; per il resto affidiamoci alle nostre testate nippo-croate, alle troppe vittorie consecutive dei laziali che non possono eternamente perpetuarsi e, perché no, alla libertà che ci deriva dalla incoscienza dei poveri che non hanno nulla da perdere, ricordando, inoltre, che l'aquila è bella ma reale, mentre il Grifo è bellissimo e mitico e, tutti sanno che il mito va oltre la realtà e, in un certo modo, la domina.

 

Claudio Cagnazzo

 

P.S. Un saluto a Luca Bosimini e Paolo Di Bari che terminano la leva: sono due bravi ragazzi e amano il Grifo, insomma un concentrato di virtù.